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Trovata l’intesa alla Camera sulla missione europea Aspides, partita il 14 febbraio per fermare gli attacchi dei droni Houthi e proteggere le navi mercantili nel Mar Rosso, ma solo in autodifesa. L’ultimo ad essere colpito è stato un cargo Msc di proprietà svizzera, battente bandiera liberiana. Ma solo due giorni prima nel mirino dei ribelli yemeniti era finito il cacciatorpediniere della marina militare italiana Carlo Duilio. A dare il comando di abbattere il drone è stato il 47enne sambenedettese Andrea Quondamatteo, diventato una sorta di eroe nazionale e di certo un vanto per la città e la sua famiglia. A trasmettergli la passione per il mare è stato il papà Benedetto, che dopo aver navigato in tutto il mondo come capitano di lungo corso sui mercantili, ora è in pensione e vive a Porto d’Ascoli dove Andrea è cresciuto fino alle scuole medie. «Ho appreso questa notizia come tutti dai media, – ha detto il papà del comandante del cacciatorpediniere -. Sono in contatto quasi ogni giorno con mio figlio per tenerlo informato su quello che si dice in Italia. Per prima cosa mi sento orgoglioso per la posizione raggiunta da mio figlio e per la responsabilità che gli è stata data. Nello stesso tempo, però, sono molto preoccupato». Dopo il liceo a Maccarese e l’accademia militare a Livorno dalla quale è uscito con il massimo dei voti, Andrea ha intrapreso la carriera militare cosciente che questa sua missione non sarebbe stata una crociera di piacere. Anche suo padre Benedetto ricorda che anche negli anni 80 quella del canale di Suez era una zona calda: «Io ho navigato in quella zona con le navi petroliere perché si andava a caricare in Golfo Persico e per venire a scaricare nel Mediterraneo si passava proprio in quella zona. E già da allora c’erano dei segnali importanti di azioni di pirateria da parte di personaggi somali». Visto il suo lavoro, la moglie e i tre figli che vivono a Roma riesce a tornare raramente a San Benedetto, ma qui ha le sue radici e il mare nel Dna: «In un certo senso, sono stato io a trasmettere ad Andrea la passione per il mare – dice Benedetto Quondamatteo -. Io vengo da una famiglia di naviganti quindi lui è vissuto nel nostro ambiente ed è stato sempre attratto dai discorsi che facevo insieme con mio padre e mio fratello. C’è anche da dire che noi venivamo spesso nel Mediterraneo a scaricare e in quelle occasioni, facevo venire a bordo la famiglia e veniva anche lui. E quando era lì, si credeva uno dell’equipaggio. Una volta mi ero alzato per fare il mio turno e Andrea non c’era più sul letto: era già in coperta a parlare con il tankista, lo riempiva di domande, voleva sapere. Aveva una spiccata tendenza verso le navi, il mare. Potrebbe essere un predestinato».

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