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ANCONA - Per il processo d’appello dell’omicidio di Rosina Carsetti, la donna di 78 anni trovata morta nella sua casa di Montecassiano la sera della vigilia di Natale del 2020, verranno risentiti 16 testimoni. In particolare il giudice della Corte d’Assise d’Appello di Ancona Giovanni Trere ha deciso che riascolterà quello che hanno da dire le amiche di Rosina, alcuni vicini di casa e un carabiniere che tempo prima aveva raccolto lo sfogo di Rosina sul clima di tensione che si sarebbe respirato nella villetta dove convivevano i due nuclei familiari. Il processo di primo grado aveva riconosciuto come unico responsabile dell’omicidio il nipote Enea Simonetti, assolvendo invece la madre e figlia di Rosina Arianna Orazi e il marito della vittima Enrico Orazi. I due erano stati condannati a due anni per simulazione di reato dopo aver inscenato una rapina.
Il procuratore generale Roberto Rossi ha chiesto di risentire le voci di alcuni testimoni insistendo sull’ipotesi di un omicidio maturato in ambito familiare al culmine di anni e anni di maltrattamenti. Richieste sono state avanzate anche dalla difesa di Enea Simonetti che ha chiesto una perizia medico legale per determinare ora e dinamica dell’omicidio e una perizia psichiatrica per analizzare più in profondità il rapporto tra Arianna Orazi la madre suo figlio. Prossima udienza fissata il 10 aprile dove verranno sciolte le riserve anche sulle altre richieste di rinnovazione istruttoria sulle quali il giudice si è riservato.