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Due condanne, una all’ergastolo e una ad una pena ritenuta congrua, per il concorso nell’omicidio volontario premeditato di Rosina Carsetti, 78 anni, strangolata nella propria casa a Montecassiano, in provincia di Macerata, il 24 dicembre del 2020.

Sono le richieste formulate dal Procuratore generale della Corte d’appello di Ancona, Roberto Rossi, nei confronti di Enea Simonetti, 24 anni, nipote della vittima, condannato all’ergastolo in primo grado, e di sua madre Arianna Orazi, 52 anni, figlia di Rosina, assolta in precedenza da questa accusa.

Il Procuratore generale ha sollecitato poi la condanna dei tre imputati - è a giudizio infatti anche il marito della vittima Enrico Orazi, 82 anni - per l’addebito di maltrattamenti in famiglia e simulazione di reato per aver finto che ci fosse stata una rapina in casa culminata con un’aggressione.

L’82enne ha letto in aula un foglio manoscritto, confessando di aver ucciso lui la moglie, proprio ora che l’assoluzione in primo grado dall’accusa di omicidio è passata in giudicato per lui.

"Mi usava come un bancomat, non mi ha assistito quando ero malato, non la sopportavo - ha affermato -. Mi ha risposto male, non ci ho visto più... non ricordo esattamente cosa sia accaduto, è successo tutto in fretta".

La confessione di Orazi non ha convinto l’accusa che ritiene tardiva la sua ammissione di colpa e ha confermato la ricostruzione: gli inquirenti attribuiscono ad Arianna ed Enea la responsabilità di aver pianificato il delitto, maturato in un contesto di pessimi rapporti famigliari con Rosina e questioni economiche, e materialmente compiuto dal ragazzo, secondo la Procura.

Per le difese, preso atto della confessione dell’82enne, i legali degli altri due imputati hanno concluso per l’assoluzione dall’accusa di omicidio e dagli altri addebiti: Enea sostiene che al momento del delitto non si trovava in casa, la madre di non aver fatto nulla se non aver trovato la madre morta a terra. 

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