Crac Ancona, Canil: “Tiong non mi ascoltava, io ho fatto il possibile per salvare il club”
Foto US Ancona
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"In questi due anni ho provato in più occasioni a dare consigli al socio di maggioranza (il malese Tony Tiong, ndr), anche alla luce della lunga esperienza che ho maturato nel calcio italiano. Ma i miei consigli non sono mai stati seguiti”. Così Mauro Canil, socio di minoranza al 5% dell’US Ancona che non si è iscritta in Serie C per il mancato pagamento degli stipendi di marzo e aprile (circa 450mila euro), in una lettera inviata al Corriere Adriatico.

“Dopo la cessione della quota del 95 per cento del capitale della società (nell’aprile 2022, ndr), non ho più avuto occasione di incidere in alcun modo sull’andamento della società, non essendo mai stato membro del Consiglio di amministrazione e non avendo mai partecipato a nessuna decisione tecnica, sportiva ed amministrativa” continua Canil.

Ma ecco il passaggio più significativo: “A pochissimi giorni dalla scadenza federale (4 giugno, ndr), mi è stato chiesto da Tiong di intervenire nuovamente con il versamento di una somma elevata e superiore alle mie possibilità; ho dato la disponibilità a contribuire parzialmente, purché il socio di maggioranza provvedesse al pagamento della differenza. Ritengo di aver fatto quanto in mio potere e nelle mie possibilità per salvare l’Ancona”. 

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