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Non è ancora scritta la parola fine sulla tragedia di Rigopiano. Ci si avvia infatti verso il terzo e ultimo grado di giudizio. Risollevando gli animi dei famigliari delle 29 vittime rimaste sotto le macerie dell’hotel spazzato via da una valanga il 18 gennaio 2017, il procuratore generale dell’Aquila Alessandro Mancini ha depositato il suo ricorso contro la contro le 22 assoluzioni hanno limitato le responsabilità penali ai soli livelli istituzionali di Comune di Farindola, Provincia e prefettura di Pescara. All’’ex prefetto Francesco Provolo era stato inizialmente contestato il depistaggio delle indagini. La procura generale riapre infatti nel ricorso tutta la questione del depistaggio e si concentra anche sulle posizioni dei massimi dirigenti regionali del servizio di protezione civile assolti nella sentenza dello scorso 14 febbraio: Pierluigi Caputi, Carlo Visca, Emidio Primavera, Vincenzo Antenucci, Carlo Giovani e Sabatino Belmaggio. Il ricorso rimette in discussione la mancata realizzazione della Carta di localizzazione del pericolo valanghe. Per il pg la Corte d’Appello non ha considerato la evidente prevedibilità dell’evento emersa dal lavoro di consulenti tecnici e periti. A chiedere che fosse presentato il ricorso erano stati nei giorni scorsi i familiari delle vittime, attraverso un flash mob davanti al Palazzo di Giustizia aquilano

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