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La Procura della Repubblica dell’Aquila, competente per ciò che riguarda i magistrati che operano nelle Marche, sta indagando sul suicidio della 51enne giudice pesarese Francesca Ercolini. 

La donna, già presidente della seconda sezione civile del tribunale di Ancona, venne trovata cadavere il 26 dicembre del 2022 in casa dal marito e dal figlio adolescente. Il fascicolo iniziale fu aperto dalla Procura di Pesaro che successivamente inviò l’incartamento ai colleghi aquilani.

Secondo quanto riporta l’Ansa, il marito della vittima, un avvocato, è indagato dalla procura dell’Aquila per maltrattamenti ai danni della moglie, ma la circostanza non è stata confermata dagli inquirenti. Sempre a quanto si è appreso, alla base delle indagini ci sarebbero messaggi telefonici tra la vittima ed i suoi familiari. Il fascicolo inizialmente affidato al pm Marco Maria Cellini è attualmente nelle mani del pubblico ministero Simonetta Ciccarelli.

Anche il figlio di Francesca Ercolini sarebbe indagato nell’ambito di un’indagine aperta per il suicidio della magistrata. Nei confronti del ragazzo c’è un procedimento presso il tribunale dei minorenni - scrive il Resto del Carlino - mentre per il padre e marito della donna, un avvocato, la procura dell’Aquila, competente per fatti che riguardano magistrati operanti nelle Marche, ha chiuso le indagini contestando il reato di maltrattamenti. A denunciarli, afferma il giornale, è stata la madre della vittima, fornendo chat e video delle conversazioni con la figlia. Francesca Ercolini era stata trovata morta, impiccata con un foulard alla scala che conduceva al piano superiore dell’abitazione. Marito e figlio erano usciti appena un’ora prima. La donna aveva anche lasciato un messaggio, una specie di preghiera. L’inchiesta era stata aperta dalla Procura di Pesaro, che però aveva subito passato il fascicolo all’Aquila. Le prime ipotesi investigative facevano riferimento a dei rapporti complicati all’interno della famiglia ma dal materiale fornito dalla madre della giudice emergerebbero violenze domestiche vere e proprie: lividi ed escoriazioni su varie parti del corpo. Sempre secondo il Resto del Carlino, la Procura dell’Aquila non si sarebbe trovata concorde su come condurre le indagini in quanto il primo pm titolare dell’inchiesta, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per l’uomo. A quel punto sarebbe subentrato un altro pm.

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