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PESARO – “Non doveva finire così.” Sono queste le parole ripetute da Ezio Di Levrano, l’autista 54enne accusato dell’omicidio volontario aggravato della moglie, Ana Cristina Duarte Correia, di 38 anni. Di Levrano ha espresso il suo pentimento e il dolore per quanto accaduto durante il suo primo colloquio con il legale, l’avvocato Salvatore Asole. L’uomo si trova attualmente detenuto a Villa Fastiggi, dove è stato ascoltato dal suo avvocato difensore.
Le scuse dell’accusato
Durante l’incontro, Asole ha raccontato di aver trovato il suo assistito profondamente scosso e affranto per l’azione omicidiaria. “Mi ha dimostrato il suo totale pentimento e sconcerto per quanto accaduto – ha spiegato l’avvocato Asole – e sin d’ora, senza secondi fini difensivi, porge le sue scuse ai familiari della vittima, ai figli, e alla comunità.” Di Levrano ha ribadito di non essere una persona violenta, negando inoltre le accuse di presunti maltrattamenti nei confronti della moglie, sebbene il capo d’imputazione contempli anche questo reato.
La dinamica del delitto
Il movente dell’omicidio rimane ancora poco chiaro. Si è parlato di gelosia e del tentativo da parte di Di Levrano di ricattare la moglie minacciando di portarle via i tre figli. Tuttavia, l’avvocato Asole sottolinea che si tratterebbe di un delitto d’impeto, scaturito da un episodio chiave che avrebbe scatenato il raptus omicida. Per questo motivo, il legale sta valutando la possibilità di richiedere un accertamento psichiatrico per verificare le capacità di intendere e volere dell’assistito al momento del fatto.
Un aspetto particolarmente doloroso è la presenza dei tre figli, testimoni dell’atroce delitto. Di Levrano ha precisato che l’azione si era già conclusa quando i bambini sono intervenuti, ma il racconto dei vicini, che hanno accolto i piccoli subito dopo l’omicidio, lascia pochi dubbi. Uno di loro, di appena 6 anni, continuava a ripetere in stato di shock: “Cinque coltellate, cinque coltellate.”
Le prossime tappe legali
Il 17 settembre è prevista l’autopsia sul corpo di Ana Cristina, un esame cruciale per comprendere meglio lo stato psicofisico della vittima e ottenere ulteriori risposte sul delitto. “Non giustifica certo un crimine così efferato – ha dichiarato l’avvocato Asole – ma il mio assistito continua a ripetere che non voleva che finisse così.”
Nei prossimi giorni, la difesa suggerirà nuove attività investigative per chiarire gli aspetti più oscuri della vicenda, in particolare quelli legati alla dinamica del rapporto tra i due coniugi, che potrebbe aver contribuito al tragico epilogo.
Un legame difficile
Ana Cristina Duarte Correia, originaria del Brasile, aveva vissuto a Porto Torres prima di trasferirsi nelle Marche. Negli ultimi anni, aveva confidato alle sue amiche e colleghe di lavoro le difficoltà coniugali e i tentativi di porre fine a una relazione che era diventata insostenibile. Tuttavia, nonostante la consapevolezza della tossicità del legame, Ana continuava a ripetere di non avere paura e di essere in grado di difendersi. Purtroppo, il 38enne non è riuscita a sottrarsi a quel destino tragico.
In Sardegna, la comunità che la conosceva è ancora scossa dalla notizia dell’omicidio. Molti ricordano Ana come una donna forte, che cercava di non far mancare nulla ai suoi figli, ma che alla fine non è riuscita a liberarsi dalla spirale di violenza in cui era intrappolata. “Avrei voluto che i tuoi figli restassero con noi a Porto Torres,” ha detto una sua amica, colma di dolore.
Il sostegno ai figli
Il parroco di Porto Torres, don Michele Murgia, ha espresso la volontà della comunità di restare vicina ai tre figli della coppia, ora rimasti senza madre e con il padre in carcere. “Faremo di tutto affinché i bambini sentano la vicinanza della nostra comunità – ha spiegato – nessuno li ha dimenticati.”
Il parroco, insieme al sindaco di Porto Torres, sta organizzando un supporto per i tre piccoli, coinvolgendo anche il vicario di Colli al Metauro. Un gesto di solidarietà che vuole offrire un segnale di speranza e conforto in un momento così tragico.