Condividi:

URBINO - Per Ambera Saliji si sono aperte le porte del carcere. I carabinieri nei giorni scorsi hanno eseguito l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Urbino, portando la 29enne di origine macedone nella sezione femminile della casa circondariale di Pesaro.

Da tempo residente a Pesaro, Ambera conduceva una vita riservata, ma i carabinieri hanno scoperto che la ragazza stava probabilmente organizzando il proprio rientro in Macedonia del Nord. Per questo sono state accelerate le procedure per la sua carcerazione.

Ambera lo scorso maggio è stata condannata dalla Corte d’appello di Ancona a cinque anni e tre mesi di reclusione per concorso anomalo volontario e aggravato nell’omicidio di Ismaele.

Sono scaduti i termini per presentare il ricorso in Cassazione e la sentenza di appello è diventata definitiva. Così la ragazza è finita in carcere, in quanto la condanna era superiore ai 4 anni.

Tra un anno potrà chiedere una misura alternativa come una detenzione domiciliare in quanto la pena residua sarà sotto i quattro anni. Il 17enne di Sant’Angelo in Vado il 19 luglio 2015 venne ucciso in maniera brutale nel bosco di San Martino in Selva Nera.

Lì era stato portato in auto da Igli Meta e Marjo Mema, i due albanesi condannati all’ergastolo in via definitiva per la morte di Lulli. Un ruolo in questa tragica vicenda è stato giocato anche proprio da Ambera. Aveva inviato a Ismaele, con il quale aveva avuto una relazione tradendo Meta, un messaggio per invitarlo a un appuntamento alla fermata dell’autobus. Lei non si presentò, al suo posto arrivarono Meta, fidanzato della ragazza, e Mema, che condussero il 17enne verso la morte.

La mamma di Ismaele, Debora Lulli, ha lottato strenuamente, come da lei dichiarato dopo la sentenza, affinchè Ambera fosse ritenuta colpevole. E’ convinta che senza quella telefonata Ismaele non sarebbe mai uscito di casa.



Tutti gli articoli