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ANCONA – Franco Panariello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie, Concetta Marruocco, brutalmente uccisa con 43 coltellate lo scorso 14 ottobre nella sua abitazione di Cerreto d’Esi. La sentenza è arrivata poco fa in Corte d’Assise ad Ancona.

L’imputato era accusato di omicidio aggravato dal vincolo di parentela, dalla minorata difesa della vittima e dall’aver violato il divieto di avvicinamento che gli era stato imposto, monitorato tramite braccialetto elettronico. La premeditazione, inizialmente contestata, era già caduta in una precedente fase processuale, mentre il procedimento ha seguito il percorso del giudizio immediato, saltando così l’udienza preliminare.

La vicenda aveva sconvolto l’intera comunità: Concetta Marruocco, 53 anni, madre di due figli, aveva più volte denunciato il marito per maltrattamenti e si era rivolta all’associazione Artemisia per ricevere supporto. Quel dramma si è consumato nel silenzio di una casa familiare, dove l’uomo ha infierito con una violenza inaudita sulla donna.

Durante il processo, si sono costituite parti civili la sorella della vittima, i due figli e tre associazioni, tra cui proprio Artemisia, che aveva seguito Concetta nei momenti difficili dopo le denunce. I legali delle parti civili hanno sottolineato la gravità del delitto, parlando di un comportamento "feroce e inaccettabile" che non ha lasciato scampo alla donna.

La decisione della Corte d’Assise rappresenta, secondo l’accusa, un importante atto di giustizia in un caso di femminicidio che ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Il pubblico ministero aveva richiesto la pena massima e ha evidenziato come Panariello fosse pienamente consapevole delle sue azioni, nonostante la difesa abbia tentato di sostenere elementi a favore di una presunta incapacità momentanea.

Fuori dall’aula, il verdetto è stato accolto con commozione e sollievo dai familiari della vittima. Le associazioni presenti hanno ribadito la necessità di rafforzare le misure a tutela delle donne che denunciano violenze e maltrattamenti. «Concetta aveva chiesto aiuto, eppure non è bastato. Questa sentenza deve essere un monito: serve una rete di protezione più forte e interventi immediati», ha commentato una rappresentante di Artemisia.

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