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Gli ultimi attacchi di lupi contro allevamenti nell’area dell’Ascolano riportano al centro dell’attenzione un problema che, secondo la Cia Marche (Confederazione Italiana Agricoltori), sta diventando insostenibile. "Rispettiamo la fauna selvatica, ma il rischio concreto è che a scomparire per primi siano i nostri allevatori, non gli animali", ha dichiarato il presidente della Cia Marche, Alessandro Taddei.

Taddei denuncia una doppia emergenza: da un lato le produzioni agricole subiscono danni continui causati dai cinghiali, dall’altro le greggi sono bersaglio dei lupi. La situazione ha costretto molti allevatori a rinunciare al pascolo, considerato ormai troppo rischioso. "I ristori previsti coprono appena il 50% delle perdite effettive degli animali uccisi dai lupi, lasciando gli allevatori in una situazione insostenibile", ha sottolineato il presidente.

Tra le criticità evidenziate, vi è anche il bando regionale per finanziare le recinzioni, che limita i contributi alle strutture destinate al riposo degli animali, trascurando le aree di pascolo, dove invece si concentrano i pericoli maggiori.

La Cia Marche chiede con urgenza maggiori compensazioni economiche per gli allevatori colpiti e l’istituzione di un tavolo congiunto che coinvolga non solo l’assessorato alla Sanità, ma anche quello all’Agricoltura. "Il problema deve essere affrontato sia dal punto di vista della salute che da quello produttivo", ha precisato Taddei.

Un confronto iniziale con l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, si era svolto in primavera, durante il quale la Cia aveva proposto una collaborazione operativa. L’idea era quella di condividere i dati raccolti dagli uffici della Cia con i servizi veterinari regionali, per semplificare e accelerare le verifiche dell’Asur. "Ci eravamo lasciati con l’impegno di rivederci dopo l’estate, ma siamo ancora in attesa di una nuova convocazione. Restiamo preoccupati, ma fiduciosi", ha concluso il presidente della Cia Marche.

La situazione richiede interventi rapidi e concertati per tutelare un settore fondamentale per l’economia rurale della regione, sempre più minacciato da emergenze non più trascurabili.

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