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Lo chalet Antonio, distrutto da un violento incendio all’alba di venerdì, è solo l’ultimo episodio di una serie di episodi che hanno colpito attività e imprenditori del lungomare sud. Le fiamme hanno divorato gazebo, infissi e strutture interne, provocando danni stimati in oltre 100mila euro. Dunque, l’incendio non sembra essere un caso isolato. Un mese fa, una serie di bottiglie incendiarie erano state lanciate contro lo Shada, nota discoteca della zona, gestita d’estate dalla famiglia Ascani. Sebbene i danni fossero limitati, l’episodio è stato chiaramente doloso.
Episodi simili si sono verificati anche ai danni di imprenditori locali, con gomme delle auto incendiate e minacce velate. Le forze dell’ordine stanno cercando di stabilire se gli eventi siano collegati. Per ora, l’incendio dello chalet Antonio rimane avvolto nel mistero.
I carabinieri non escludono alcuna pista, dall’incidente fortuito al gesto intenzionale. Una delle telecamere di videosorveglianza del locale, scampata alle fiamme, potrebbe fornire indizi utili alle indagini, mentre i titolari e i gestori sono già stati sentiti per raccogliere ulteriori informazioni. Giacomo Marcaccio, uno dei gestori dello chalet, ha dichiarato: «Non riesco a immaginare un atto doloso, non abbiamo debiti né nemici. A Capodanno avevamo festeggiato con amici, avevo sistemato tutto e staccato la corrente». Anche Andrea Ruffini, proprietario e consigliere comunale, esclude motivazioni di tipo intimidatorio: «Non abbiamo ricevuto minacce e l’attività è sana». E lo aveva ribadito ieri anche ai nostri microfoni. Nel frattempo, i vigili del fuoco hanno concluso la bonifica e il smassamento dei materiali, in attesa di ulteriori perizie tecniche.