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Nuovo passo in avanti, in corte di Assise a Chieti per il processo a carico di Mirko De Martinis, accusato di aver strangolato la compagna di origini rumene Alina Cozac.
La 42enne era stata trovata senza vita nella sua casa di Spoltore il 22 gennaio 2023, ma l’uomo, arrestato 8 mesi dopo la tragedia, è tornato a professarsi innocente: "Non ho mai fatto male a nessuno nella mia vita e ovviamente non ho ucciso Alina.
Quella notte Alina si è sentita male e ho chiamato immediatamente i soccorsi, ho assistito a tutti i tentativi di salvarle la vita, l’hanno intubata con grande difficoltà, e hanno fatto tutte le manovre con grande energia. Le volevo bene, per lei ho lasciato mia moglie e i miei figli, stavamo insieme da 17 anni ed è stato un rapporto fra alti e bassi, abbiamo avuto anche discussioni, non c’è mai stato alcun accenno di violenza, né da parte sua né soprattutto da parte mia".
Secondo l’accusa invece l’avrebbe uccisa perché quel giorno la donna aveva deciso di trasferirsi da un’amica. "Nulla di più assurdo, ha replicato De Martinis sul presunto movente: "Alina non aveva preso alcun biglietto, non aveva dato alcun appuntamento per farsi accompagnare, era solo un’intenzione generica quella di andarla a trovare e passare un po’ di tempo con lei. Io non avrei avuto nulla di contrario ma anche se avesse deciso di lasciarmi, di trasferirsi dalla Bosco o altrove io avrei rispettato la sua scelta. Ci sarei rimasto male, forse avrei anche sofferto ma ci saremmo lasciati con civiltà e rispetto".
L’udienza si è incentrata sull’esame dei consulenti dell’accusa, il professor Aniello Maiese, e della difesa, professor Antonio Perna, sulle cause della morte della Cozac. Per Maiese, uno dei tre consulenti della Procura, in sostanza, a causare il decesso è stata la compressione del collo, che si è protratta, probabilmente con l’avambraccio, mentre gli accertamenti istologici hanno escluso qualsiasi tipo di patologia. Secondo Perna invece la causa è stata la sufficienza cardiaca acuta congestizia dovuta al fatto che la donna fumava molto. Secondo il quale, inoltre, nessun elemento indica con certezza che si tratti di asfissia meccanica. Davanti alle parole della difesa una delle sorelle di Alina costituita parte civile, ha commentato: "Oggi mi sono sentita particolarmente umiliata quando ho sentito dire dal consulente difesa che mia sorella è morta per le sigarette". Il processo è stato aggiornato al 25 febbraio.