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Personalità manipolativa, ma capace di affrontare un processo: questa la conclusione della perizia eseguita su incarico del Tribunale sul giovane, imputato insieme ad un altro minorenne, per l’omicidio di Christopher Thomas Luciani detto Crox, colpito a morte con 25 coltellate, lo scorso 23 giugno, nel parco Baden Powell di Pescara, per un piccolo debito di droga. La relazione del neuropsichiatra infantile all’università di Bologna, Giovanni Camerini, e del professore ordinario di Psicopatologia Forense alla Sapienza, Stefano Ferracuti, incaricati dal Tribunale dei Minori dell’Aquila, sarà discussa il prossimo 17 febbraio in udienza. La sentenza è prevista per il 3 marzo. Per i periti non è possibile stabilire un nesso di causalità tra la condizione clinica riscontrata e il fatto reato - anche perché - il minore ha dimostrato piena cognizione della situazione giudiziaria nella quale è inserito, ha riconosciuto il ruolo delle parti e discrimina tra le diverse figure nel processo. Esclusa, dunque, l’ipotesi di incapacità mentale avanzata dai suoi legali, il giovane potrà essere processato e giudicato. Secondo la procura, i due giovani, parte di un branco, avrebbero attirato Crox nel parco per un debito legato alla droga. Il primo aggressore, figlio di un’avvocatessa, avrebbe inferto dieci coltellate alla schiena della vittima, passando poi il coltello all’amico, figlio di un carabiniere, che ha continuato con altre 15 coltellate. Dopo l’omicidio, i due ragazzi sono andati al mare a fare il bagno, scherzando su quanto accaduto. La procura contesta agli imputati l’aggravante della crudeltà, vista la ferocia dell’azione, e la premeditazione, con uno dei ragazzi che avrebbe portato sul luogo un coltello - quello usato per uccidere il ragazzo - e una pistola, sottratta dalla cassaforte del padre carabiniere. Il coltello non è mai stato ritrovato