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ANCONA - Riempire il vuoto tra cure ospedaliere e hospice, partito il progetto del Team Palliazione all’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche.
Una novità assoluta a livello nazionale per tutte quelle strutture che al loro interno non dispongono di un hospice, ossia centri di ricovero e assistenza per malati terminali, pazienti non più arruolabili a cure specifiche.
La struttura della Medicina del Dolore, diretta dal dottor Umberto Maria Ripani, dopo anni di gestione della problematica, stante il numero sempre più elevato di questi casi, solo nel 2024 oltre 1000 casi, vista anche la contestuale nascita della scuola di specializzazione in Medicina e Cure Palliative, ha valutato assieme alla Direzione Aziendale la necessità di un cambio di passo.

Il progetto è stato presentato durante una conferenza stampa servita anche per rilevare la donazione di 5 tablet messi a disposizione da Salvatore Giordano, ex direttore di Confindustria Marche Nord, benefattore e paziente dell’unità operativa diretta dal dottor Umberto Maria Ripani.
Dall’incontro con i media è emersa un’altra, importante novità. La Scuola di Specializzazione in Medicina e Cure Palliative, attiva da quattro anni e diretta dalla Prof. Erika Adrario, sta dialogando con il Pronto Soccorso di Torrette per un’ulteriore sperimentazione. Gli specializzandi saranno presenti nel reparto diretto dalla dottoressa Susanna Contucci per condividere i percorsi terapeutici adatti ai singoli pazienti che potrebbero necessitare di cure palliative.
Tornando alla conferenza stampa, la presentazione odierna è un punto di partenza: “Una gran bella giornata per tutti noi _ sono state le parole del Direttore generale dell’AOU delle Marche, Armando Marco Gozzini _.
Un progetto, quello della nascita del Team di Palliazione, che noi abbiamo subito sposato e che consente un innalzamento del livello delle cure. A questo unisco il ringraziamento a Salvatore Giordano per la donazione degli apparati elettronici”.
Attraverso un periodo di formazione e condivisione, il Dottor Umberto Maria Ripani ha promosso un progetto multidisciplinare per la gestione ospedaliera dei pazienti bisognosi di cure palliative. A occuparsi di loro non saranno più soltanto gli algologi (Medici del dolore) che per un periodo interlocutorio rappresenteranno il Team leader, e i palliativisti in formazione, ma tutti gli specialisti, coordinatori e infermieri ospedalieri che se ne potrebbero occupare; gli oncologi in primis, ma non soltanto loro: “I benefici a seguito della nascita di questo Team d’ora in avanti saranno per gli stessi sanitari, medici, infermieri e via discorrendo.
Questi _ ha spiegato il responsabile della Medicina del Dolore _ potranno seguire e trattare i casi clinici fino a ieri non affrontabili se non dagli esperti della palliazione, attendendo nel luogo di ricovero di essere trasferiti in hospice o altro contesto trattamentale. L’obiettivo finale, tuttavia, resta garantire una migliore qualità della vita per le persone affette da patologie dichiarate incurabili, i cosiddetti Off Therapy, e di conseguenza alle loro famiglie”.
Il centro di Medicina del Dolore dell’AOU delle Marche, tratta internamente ogni anno circa 1.000 pazienti, il 70% dei quali affetti da patologie oncologiche e il resto seguiti da altre specialità, con una permanenza media in reparto di circa 3 mesi con importanti ricadute sul paziente e sull’organizzazione dei reparti di cura. Ogni anno sono oltre 400 i nuovi casi che afferiscono alla struttura operativa coordinata dal dottor Ripani.
Fondamentale l’approccio multidisciplinare e non solo: “Si tratta di un aspetto centrale _ ha condiviso il Magnifico Rettore dell’UnivPm, Gian Luca Gregori _ e conferma la bontà dei rapporti e dell’integrazione tra parte ospedaliera e universitaria. Importante anche la scuola di specializzazione in palliazione; io sono in scadenza di mandato, ma in questi anni le specializzazioni le ho portate da 33 a 41, aumentando gli iscritti da 600 a più di 900. E poi l’insostituibile presenza del privato e delle donazioni per ricevere strumenti molto utili, come in questo caso”. A proposito di specializzazione, interessante l’intervento della prof. Erika Adrario: “Palliazione non vuol dire soltanto analgesia, significa tante cose; ad esempio combattere contro la sofferenza, dare un contributo alla sofferenza dei malati, ma anche alle loro famiglie che diventano caregiver, gestire il lutto. Il segreto è comunicare”.
Dare dignità alle cure palliative: “In passato i pazienti erano seguiti soltanto sul territorio sotto il profilo del setting assistenziale, noi abbiamo abbracciato questa nuova esperienza _ ha aggiunto il Direttore sanitario dell’azienda ospedaliera, Claudio Martini _. Noi ci prendiamo carico dei pazienti acuti, li trattiamo e li gestiamo con la rete del territorio dando delle risposte concrete”.
L’evento è coinciso con la 33esima Giornata del Malato: “L’incontro di oggi ben si lega alle parole su cui di recente si è soffermato Papa Francesco. Le parole sono 3: incontro, dono e condivisione” ha ricordato Marco Cianforlini, Direttore dell’Ufficio Pastorale della Salute.
Le cure palliative riguardano gli adulti, ma purtroppo anche i bambini: “Goccia dopo goccia si stanno facendo enormi passi avanti su questo fronte _ è stato il commento di Simone Pizzi, responsabile del centro di riferimento per la terapia del dolore e le cure palliative pediatriche del presidio “ G. Salesi”, a cui sono spettate le conclusioni dell’incontro _. L’obiettivo, anche grazie a più risorse, è stato raggiunto: creare per la prima volta un sistema complementare della palliazione, una battaglia partita alcuni anni fa e che adesso stiamo vincendo, ognuno con la sua specificità. Oggi la palliazione non è più la Cenerentola della sanità. Sono d’accordo sull’importanza di comunicare”.
Nel corso della conferenza stampa è andata in scena anche la donazione di 5 tablet fondamentali per l’applicazione del progetto del ’Team Palliazione’. I dispositivi sono stati donati dall’avvocato Salvatore Giordano, in questo caso nella doppia veste di benefattore e al tempo stesso paziente del reparto gestito dal dottor Ripani: “Ero tormentato dai dolori e grazie alle cure ricevute dall’equipe del dottor Ripani gli attacchi sono molto meno violenti e i tempi tra una crisi e l’altra sono aumentati. Da paziente a largitore il passo è stato breve e doveroso e quando, aiutato da mia moglie, ho visto che la somma da mettere a disposizione era affrontabile non ci ho pensato due volte. In un momento di crisi per il nostro Paese è fondamentale sostenere la sanità pubblica”.

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