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ASCOLI PICENO - C’è apprensione per i livelli occupazionali nel Piceno nonostante il pericolo scongiurato per la chiusura della Beko di Comunanza. Domani, venerdì 21 febbraio, i metalmeccanici di tutta Italia, inclusi quelli del Piceno, incroceranno le braccia in una mobilitazione nazionale sostenuta da Fim-Cisl, Fiom-Cigl e Uilm-Uil.

Questo sciopero è l’ultimo atto del lungo braccio di ferro con Federmeccanica per il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Sul tema si è svolta stamani ad Ascoli Piceno una conferenza stampa che ha fatto il punto della situazione. Alla vigilia dello sciopero, i rappresentanti sindacali del territorio si sono riuniti alla sede Cisl di Ascoli per fare il punto della situazione della crisi del lavoro nel Piceno dove i metalmeccanici si ritroveranno nella zona industriale per un sit-in.

Alessandro Pompei, segretario generale Fiom-Cigl Ascoli, ha sottolineato che "il nostro non è un territorio di serie B. L’aspetto più importante per noi è l’aumento del salario, dato che abbiamo delle retribuzioni tra le più basse delle Marche insieme al Fermano. Da molti anni il Piceno soffre per la deindustrializzazione e ha bisogno di un’attenzione particolare da parte di chi può mettere in campo politiche specifiche per garantire la permanenza delle aziende sul territorio. L’insediamento di nuove attività produttive - ha aggiunto - è quasi inesistente, e per questo vogliamo dare voce a un territorio che ha bisogno di supporto".

Un caso emblematico è quello dello stabilimento Beko di Comunanza. Le ultime novità presentate dal ministro Adolfo Urso sembrano scongiurare la chiusura, ma Samuele Puglia di Fim-Cisl Marche ha avvertito: "Parlare di accordo è prematuro. La trattativa è in corso e lunedì 24 febbraio ci sarà un incontro con il ministro Urso. Personalmente frenerei l’entusiasmo: è una buona notizia, ma ci sono altri punti da valutare su un piano che resta molto fumoso".

La crisi economica nel Piceno è evidente in alcuni settori, con un aumento della cassa integrazione. "Siamo stati chiamati a seguire alcune pratiche di cassa integrazione, che sul territorio sta crescendo - ha detto ancora Pompei - Alcuni settori, composti prevalentemente da terzisti per compagnie di Stato o partecipate, non sono coinvolti, mentre altri, come la moda e la meccanica, sì".

Bartomioli ha concluso affermando che "il rinnovo del contratto nazionale può essere un volano di rilancio dell’industria metalmeccanica. Nel 2024, le ore di cassa integrazione richieste dall’industria nel Piceno sono state 22,5 milioni, con un aumento del 65% rispetto al 2023. Nonostante le continue richieste e gli scioperi, però, Federmeccanica si rifiuta di tornare al tavolo delle trattative". 

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