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La famiglia di Andrea Prospero, il giovane studente universitario originario di Lanciano (Chieti), chiede che venga fatta piena luce sulle circostanze della sua morte, avvenuta in un appartamento nel centro di Perugia, dove frequentava il corso di Informatica presso l’Università degli Studi della città. L’appello arriva attraverso il loro legale, l’avvocato Francesco Mangano, che ha parlato ai microfoni di Radio Glox.

L’avvocato ha evidenziato come siano stati rinvenuti diversi dispositivi elettronici, tra cui telefoni cellulari, schede SIM e un computer, ora sotto esame da parte della polizia postale. "Internet offre enormi opportunità, ma è anche un ambiente ricco di insidie, trappole e tentazioni pericolose", ha dichiarato Mangano. Secondo lui, Andrea potrebbe essere entrato in contatto con un gruppo che lo ha portato a uno stato di ansia tale da spingerlo ad assumere farmaci fatali, oppure qualcuno potrebbe aver avuto un ruolo attivo nella sua morte.

Fin dall’inizio, i familiari del giovane hanno escluso l’ipotesi di un suicidio volontario, ritenendo che si sia verificato un evento che abbia portato alla sua scomparsa. L’avvocato Mangano ha sottolineato che Andrea non era un esperto informatico coinvolto in attività per enti governativi, ma un normale studente di informatica, con una conoscenza di Internet del tutto comune, come confermato dal suo migliore amico.

Il legale ha inoltre ribadito di non ritenere plausibile la teoria del suicidio, sottolineando come il ragazzo non avesse manifestato segni di disagio psicologico o depressione. Andrea era descritto come un giovane sereno, generoso e sensibile, che non faceva uso di farmaci. A conferma di ciò, aveva persino acquistato un biglietto per tornare a Lanciano nei giorni successivi alla sua morte.

La famiglia di Andrea chiede risposte e chiarezza su un caso che non può essere liquidato come un semplice suicidio, auspicando che le indagini possano portare alla verità.

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