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AOSTA – Si aprirà il prossimo 7 maggio alle ore 9.30 il processo a carico di Sohaib Teima, il 21enne originario di Fermo, accusato del brutale femminicidio avvenuto a La Salle, in Valle d’Aosta, nel marzo del 2024.

Secondo l’accusa, Teima avrebbe ucciso con un’arma da taglio la compagna Auriane Nathalie Laisne, 22enne di Lione, all’interno di una chiesetta abbandonata, nel cuore della montagna valdostana. Il giovane, arrestato in Francia e poi estradato in Italia lo scorso 18 novembre, è attualmente detenuto nel carcere di Torino.

Il procedimento si terrà con giudizio immediato, data la gravità del quadro accusatorio. Teima, però, continua a proclamarsi innocente: «Non sono stato io, non l’ho uccisa», ha ribadito ai suoi avvocati.

Le imputazioni nei suoi confronti sono pesantissime: omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla relazione sentimentale con la vittima, oltre a occultamento di cadavere, reato aggravato dall’intento – secondo la Procura di Aosta – di evitare l’identificazione e garantirsi l’impunità.

Un caso che ha sconvolto la Valle d’Aosta e l’opinione pubblica nazionale, e che ora si prepara a entrare nella fase decisiva del processo.


LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO

Nuovi dettagli inquietanti emergono, intanto, dall’inchiesta sul femminicidio di Auriane Nathalie Laisne, la 22enne francese uccisa nei boschi di La Salle nel marzo 2024. Secondo la ricostruzione della Procura di Aosta, l'imputato Sohaib Teima, 22enne di Fermo, avrebbe pianificato l’omicidio con largo anticipo, tentando addirittura, meno di un mese prima del delitto, di far arrestare la giovane compagna per possesso di droga.

Il 1° marzo, infatti, Teima avrebbe inserito 60 grammi di cocaina nel bagaglio di Auriane e allertato la Polizia di frontiera dell’aeroporto di Fiumicino, nel tentativo di incastrarla. Un gesto che, unito a una denuncia sporta dallo stesso Teima alla questura di Fermo per presunte minacce, rafforza – secondo gli inquirenti – l’ipotesi di premeditazione.

La notte tra il 26 e il 27 marzo, la tragedia: Auriane è stata colpita alla gola con un’arma da taglio, riportando una ferita profonda sotto la mandibola sinistra. La causa della morte, stando all’autopsia, sarebbe stata un’asfissia meccanica provocata dall’ingresso di sangue nelle vie respiratorie.

Dopo il delitto, Teima avrebbe cercato di cancellare le tracce: avrebbe usato i pantaloni della vittima per tamponare il sangue, nascondendoli in un anfratto a circa 30 metri dalla chiesetta abbandonata di Equilivaz, dove il corpo è stato ritrovato solo il 5 aprile.

Per la Procura, il giovane avrebbe scelto di condurre la ragazza in un luogo isolato e appartato, così da agire indisturbato e ritardare il ritrovamento del cadavere. Dopo il delitto, sarebbe tornato in Francia, dove si era trasferito per motivi di studio.

Il processo inizierà il 7 maggio davanti alla Corte d’Assise di Aosta. Sohaib Teima sarà difeso dagli avvocati Lucia Lupi e Igor Giostra, mentre i genitori di Auriane saranno rappresentati dal legale Jacques Fosson.

Un caso che continua a scuotere l’opinione pubblica per la sua efferatezza e per i dettagli che delineano un quadro di fredda pianificazione e crudeltà.

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