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Dopo l’uscita nel dicembre 2023 del suo trentatreesimo album in studio “Autoritratto” Renato Zero è partito in un tour che sta vivendo la sua terza stagione per un totale di 38 appuntamenti tra marzo e novembre. Infatti dopo il successo dei 14 concerti primaverili tra Firenze e Roma, e quelli estivi a Bari, Napoli e Santa Margherita di Pula, gran ritorno in Sardegna dopo 26 anni, Renato sta portando nei palasport il suo tour autunnale in 10 città.

Sabato 26 ottobre è stata la volta di Pesaro, tappa immancabile nei tour di Renato, per il quale le Marche risultano essere un vero e proprio “ritorno a casa”, infatti suo padre Domenico era originario di Serrapetrona, poi trasferitosi a Roma per diventare poliziotto. Renato ha ricordato di “aver trascorso le vacanze estive della sua infanzia tra le colline maceratesi e il mare adriatico” e di mantenere un legame fortissimo con le sue origini.

Queste le sue parole a Pesaro: “Io so di potermi fidare di voi, di queste Marche custodi di queste tradizioni, di questa bellezza del paesaggio, di questa campagna meravigliosa, di questi monti e di tutto quello che rappresenta un’infanzia che mi ha insegnato tanto che vivendo a contatto con questa gente, essendo io figlio di un produttore di questo benessere, di questa bellezza mi faccio oggi portatore e latore di questo mio messaggio: mantenetela viva questa regione fate in modo che sia sempre come l’ho lasciata”.

Il concerto parte col botto con un inizio collaudato da quasi cinquant’anni: “Vivo”.

Una canzone che ci racconta che per tutti noi “Vivo, il mio alibi è che vivo”. Applausi a scena aperta che ricambia dicendo: “Bentornati nel sogno, qui si respira ossigeno puro, qui c’è ancora presenza della speranza”. Ha inizio lo spettacolo da lui ideato, scritto e diretto, che giova di una superband composta da 7 musicisti (Danilo Madonia - direzione musicale, tastiere e pianoforte; Lorenzo Poli - basso; Lele Melotti - batteria; Bruno Giordana - tastiere e sax; Rosario Jermano - percussioni; Andrea Maddalone - chitarre; Fabrizio Leo - chitarre) e da un coro a 8 voci, i fantastici “Wacciuwari ”.

A sublimare le performance di Renato Zero la scenografia di Igor Ronchese e Gigi Maresca, e il light design di Francesco De Cave con i visual affidati alla direzione di Younuts (Antonio Usbergo e Niccolò Celaia). Tre ore di concerto no stop nel quale si susseguono perle del repertorio Zeriano in un palazzetto entusiasta ma attento e composto, tanto da ricevere nel finale i complimenti da parte di Renato per una serata che gli ha donato “quella serenità di cui tutti abbiamo bisogno”.

Momento clou quando sullo schermo gigante iniziano a scorrere le parole di una delle canzoni più celebri “amico” che tutto il palazzetto va intonare con un emozionante karaoke, ricambiato con un regalo speciale da parte di Renato che scende in platea tra il pubblico scambiando sorrisi e abbracci per tutta la durata della canzone. Immancabile gran finale con “il cielo” tra grida e pianti da parte di fans che non rinunciano mai a rispondere al richiamo dei suoi concerti. C’erano i vecchi “sorcini”, ma anche i loro figli e nipoti, per una generazione “zero” senza limiti di età.

Si, forse è proprio questo il motivo del grande successo di Renato Zero, che per molti non è solo un cantante, ma ancora oggi uno strenuo difensore delle minoranze e della libertà, ribadito nel suo appello: ”tornate in piazza a gridare i vostri sacrosanti diritti!” Non sarebbe concerto senza l’atteso bis. “I migliori anni della nostra vita” chiude una di quelle serate che ti porterai dietro per sempre.

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