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ANCONA - Le parole, il dialogo, il passaggio di un macigno di responsabilità dagli affetti familiari a mani sapienti. E poi il silenzio, gli abbracci, le lacrime e l’inizio di una lunga attesa sancita, tuttavia, da un vero e proprio patto di fiducia.
Parte il viaggio al centro del cervello: quando il termine contaminazione racchiude in sé un significato virtuoso. Un collegamento diretto con gli straordinari effetti della multidisciplinarietà nelle situazioni più delicate, come quelle affrontate nei giorni scorsi all’interno del presidio materno-infantile ’Salesi’ dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche.
Stiamo parlando di due casi clinici molto gravi con protagonisti altrettanti minori, una bambina di 3 anni residente nell’ascolano e un bambino di 8 dalla provincia di Fermo, entrambi affetti da patologie tumorali cerebrali.
Ora, a un paio di settimane dagli interventi, riusciti perfettamente a livello tecnico, i due piccoli stanno meglio e sono tornati a casa con i loro genitori. I quadri clinici restano sotto attenzione, inizia una lunga fase di monitoraggio terapeutico, ma il peggio per loro sembra passato.
Il percorso anticipato all’inizio ha visto il suo apice con i delicatissimi interventi di neurochirurgia portati a termine in maniera brillante dall’équipe della Divisione di Neurochirurgia dell’AOU delle Marche diretta dal dott. Roberto Trignani: “Certi risultati non sarebbero stati possibili senza la collaborazione di una rete multidisciplinare impeccabile. Da soli non avremmo potuto raggiungere l’obiettivo e quando parlo di rete includo al suo interno tutte le fasi precedenti e successive all’ingresso dei piccoli pazienti in sala operatoria. Ognuno ha percorso il suo pezzettino di competenza e lo ha fatto senza intralciare il cammino dell’altro _ spiega il dott. Roberto Trignani _. Il paragone che mi sento di fare, parlando dei meandri cerebrali a volte imperscrutabili, è l’immagine di un corridoio, stretto e angusto a volte, attraverso cui tutti dobbiamo transitare per la specifica competenza.
È fondamentale che questo corridoio non sia troppo affollato e soprattutto ognuno faccia la sua parte nella complessità generale. Venendo ai due casi in esame, le masse neoplastiche si trovavano al centro del cervello, in posizione estremamente profonda e su cui, dunque, bisognava intervenire con delicatezza per evitare ogni tipo di conseguenza”.
I due bambini, in un ristretto margine temporale, sono transitati dai pronto soccorso delle loro città di residenza prima di essere trasferiti al presidio pediatrico ’Salesi’ dell’Azienda Universitaria delle Marche. Non c’era troppo tempo da perdere, perciò la macchina in assetto multidisciplinare si è subito messa in moto. Come da prassi, tutte le specialità cliniche sono state coinvolte e nella fase preliminare, oltre agli aspetti tecnici dell’intervento, dalla preparazione alla sala operatoria, sono stati discussi a livello multidisciplinare.
Uno scambio di pareri che ha visto confrontarsi molte specialità in seno all’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche: oltre ai neurochirurghi della divisione (con Trignani anche Michele Luzi, Alessandra Marini e Alessio Iacoangeli), hanno preso parte alla riuscita degli interventi la Neuropsichiatria Infantile con la Direttrice, Carla Marini, e poi Silvia Cappanera e Ida Cursio, l’ Anestesia e Rianimazione con il Primario Alessandro Simonini e Monica Pizzichini, la Oncoematologia Pediatrica con la Dirigente Paola Coccia, la Neuroradiologia Pediatrica con Luana Regnicolo. Stabilite le modalità d’intervento, l’ultima fase pre-operatoria, forse la più delicata, era il confronto con i genitori dei due bambini a cui, sempre come da prassi, sono stati spiegati tutti i passaggi, facendo riferimento anche ai rischi, ma soprattutto ai benefici dell’azione clinica.
“I genitori si sono affidati a noi _ aggiunge il dottor Michele Luzi, presente agli interventi _ sancendo un patto di fiducia. A colpire, ogni volta che terminiamo l’incontro con le famiglie prima di entrare in sala operatoria, è il silenzio finale e poi gli abbracci e le lacrime: è in quel momento che ci affidano i loro figli e si rinsalda una sorta di alleanza. Per quanto riguarda i casi clinici, le situazioni neurologiche dei due bambini erano devastanti e prima della rimozione delle masse sono stati necessari alcuni passaggi, tra cui un drenaggio in endoscopia. Alla fine è andato tutto bene e le prime conferme positive ce le hanno date proprio i bambini, le figure chiave di tutto il processo, autentici sensori umani, attraverso cui le reazioni emotive, in questo caso i sorrisi, ci hanno dato conferma di aver portato a termine la missione con successo”.
Diretta Samb