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SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Dopo un mese e mezzo di stop le imbarcazioni della marineria sambenedettese hanno ripreso il largo allo scoccare della mezzanotte. Una ripartenza segnata dalla recente morte in mare di Tommaso Fioravanti, il marittimo di Martinsicuro annegato durante le operazioni di pesca, a bordo della lampara “Brivido”. Così anche il vescovo della Diocesi picena Gianpiero Palmieri ha voluto portare il proprio saluto e preghiera direttamente in banchina.
Con lui erano presenti la comandante della Capitaneria di Porto, Alessandra Di Maglio, il sindaco Antonio Spazzafumo e il cappellano del porto don Giuseppe Giudici.
Durante il saluto ai pescatori, il Vescovo Palmieri ha rivolto un discorso toccante ai marittimi, esprimendo comprensione e vicinanza per le difficoltà che devono affrontare quotidianamente: “Il vostro lavoro – ha detto il Vescovo – è sempre più ‘concentrato’: alcuni giorni e non altri, alcuni spazi di mare e non altri, con pochi membri di equipaggio e non tutti quelli di cui ci sarebbe bisogno… Così il lavoro è sempre più duro e sempre meno sicuro”. Parole che risuonano come un riconoscimento delle sfide crescenti legate alle normative, alla sicurezza e alla riduzione degli equipaggi, ma anche come un tributo alla resilienza dei pescatori.
Il Vescovo ha poi evidenziato l’amore e la passione che caratterizzano i marittimi, grazie anche alle parole di don Giuseppe: “Per molti di voi la pesca in mare non è un lavoro come un altro: è la propria vita, come lo era per i propri genitori e i propri nonni”. Un legame profondo che va oltre la semplice attività lavorativa, una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, segnata dall’impegno e dal sacrificio.